Paradise Lost

Benvenuti in Paradiso. O meglio, di quel che resta.. Perché più che a un paradiso, l’ex discoteca assomiglia a un inferno. Chiuso da più di sette anni, il locale simbolo delle notti folli nella Riviera Romagnola, è oggi l’ombra di sé stesso.

Della grande villa che nel 1957 la Sig.ra Tina trasformò in ristorante e Dancing, che nel 1970 grazie al figlio diventò il tempio della notte in Riviera, restano intatti i muri, parte del tetto, i pavimenti e poco altro; il giardino è diventato una giungla: ovunque, erbacce, rami spezzati e piante rampicanti.

I vicini di casa raccontano di «movimenti sospetti» intorno alla discoteca: molto probabilmente sbandati alla ricerca di un riparo all’interno dell’ex discoteca. Ci sono anche i segni dei loro giacigli abusivi: qualche materasso, brandelli di vestiti e la recinzione divelta in più punti.

 

Come ha fatto a ridursi in questo modo? Altri locali, seppur chiusi da tempo, non sono nelle stesse condizioni di degrado. Nel locale, invece, sembra sia passato un uragano. E le visite che ho fatto nel tempo per scrivere questo articolo, lo testimoniano ampiamente. Dimostrano, infatti, che chiunque vorrà “riportarlo in pista”, dovrà investire parecchi soldi per riuscirci. «Si parla di mezzo milione di euro forse di più. Purtroppo l’ultimo furto avvenuto all’interno del locale (nel 2012) è stato devastante. Per rubare il rame,  è stata sfasciata parte del tetto, sono stati distrutti interi bagni», confermano dalla proprietà del locale.

 

Come se non bastasse, la società proprietaria è al centro, da anni, di una causa con i due imprenditori che rilevarono nel 2001 la gestione della discoteca. Attualmente la società è amministrata da un commercialista milanese, in attesa di stabilire chi sia il legittimo proprietario

Nonostante l’ingarbugliata situazione che riguarda la proprietà, il locale sulla carta potrebbe ancora lavorare. Le offerte non sono mancate, «ma nessuna di queste si è rivelata concreta – spiegano ancora dalla proprietà – Chi vuole riaprire il Paradiso, non può pensare di cavarsela con pochi spiccioli… Anche perché ci sono lavori ingenti da fare». Le ultime trattative sono naufragate un paio di anni fa e da allora nessuno si è più fatto vivo. E intanto il Paradiso continua a essere ‘saccheggiato’ e usato come rifugio di fortuna.

 

Pensare che nel 2017 il locale avrebbe festeggiato sessant’anni. Una ricorrenza che, di questo passo, rischia di diventare un funerale. Perché chi vorrà rimetterlo in piedi, adesso, dovrà compiere un vero miracolo.

 

Questa a grandi linee è la storia della discoteca.

 

Ripercorrendo le annate, dopo il suo esordio nel 1957 la Sig.ra Tina lascia la guida al figlio Gianni, uno dei rampolli della dinastia, nel 1970, che portò la fama del locale a livelli quasi impensabili diventando un simbolo del mondo della notte in Italia. Nel corso di questi decenni si conferma come il club più amato dal pubblico più adulto ed abbiente. Personaggi del mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria e della politica lo eleggono come la discoteca di riferimento per coloro che dalla notte si aspettano sempre il massimo.

 

Il giorno in cui cominciò a morire la notte di Rimini dev’essere stato il 15 ottobre del 2001, quando Gianni Fabbri annunciò ai giornalisti che aveva venduto il Paradiso.

 

Proprio nel 2001 la nuova gestione continua il successo allargando la clientela a un pubblico più giovane e alla moda, fino alla primavera 2006 quando si assiste ad un ennesimo colpo di scena: il locale viene chiuso. La causa è da ricercare nella battaglia legale che contrappone i gestori alla proprietà del Paradiso. Una bruttissima fine per il locale che sembrava pronto per i grandi festeggiamenti dei suoi primi 50 anni di vita.

Altro colpo di scena ai primi di febbraio 2007: la gestione del locale passa a 2 importanti imprenditori romani che intendono riportare la discoteca al suo ruolo di punto di riferimento nella nightlife romagnola.

Si presenterà al pubblico con uno stile fresco ed esclusivo. Lo stile del locale è minimal-chic, luminoso, elegante e raffinato, con una estrema e ricercata qualità musicale, eventi e manifestazioni di caratura internazionale, e fantastiche scenografie. Il tutto per riconquistare il cuore del pubblico più modaiolo della notte.

 

Era il 20 ottobre 2007. Poi l’oblio..

 

Spesso, quando mi trovo a recensire locali da ballo, racconto di capannoni adeguatamente attrezzati o poco più. Ampi spazi arredati con le più singolari scenografie, cartongesso o strutture portanti in metallo e vetroresina, siano essi locali di culto o piccole realtà. Raramente mi trovo al cospetto di edifici di pregio o sontuose residenze trasformate ad hoc..

Il Paradiso è (era) una di queste: una bellissima villa immersa nel verde delle colline romagnole con una vista panoramica che spazia su tutto il territorio riminese. Un lusso per pochi.

 

LO SHOOTING

Camminare sopra le vetrare in frantumi di questo locale mi riempie di tristezza. Fa’ sempre un certo effetto tornare a visitare i luoghi in qualità di fotografo urbano dopo averli vissuti negli anni della loro vita. Spesso, come è successo per il Gheodrome, tornare è più un omaggio al locale, a quello che è stato ed ha rappresentato, per me come per migliaia di altri ragazzi.

In questo caso, tornare qui assomiglia più ad una veglia funebre. Un po’ come quando dopo un incidente stradale torni a guardare i resti sulla strada e di quel che rimane delle auto. La prima volta che rimisi piede qui non entrai poichè ancora ‘chiuso’ e relativamente intatto. Bastò tornare un paio di settimane dopo per vedere lo scempio che era stato perpetrato da ladri e vandali.

Fu un vero colpo al cuore.

Nulla si è salvato, persino le imbottiture dei divani sono state lacerate, di controsoffitti nemmeno l’ombra, guaine tagliate di gomma ovunque. Metri quadrati di vetrate che ora sono solo mucchi di vetri in frantumi sul pavimento. E’ davvero incredibile come l’hanno ridotto. Sembra quasi una cattiveria gratuita l’ammasso di macerie creato in così poco tempo.

Le immagini nella mia mente si sovrappongono a quelle che vedono i miei occhi, ma difficilmente riescono a miscelarsi, tanta è la ‘disarmonia’ delle due.

Sono davvero pochi gli elementi rimasti che mi fanno ricordare gli ambienti fastosi pieni di gente. Il gigantesco banco del bar principale è uno di questi, ancora troneggia finemente lavorato sulla zona principale, ma alle sue spalle la stanza dalle pareti in vetro adibita a cantinetta ora vuota, giace per terra in migliaia di pezzi, così come i separè automatici che divid(eva)ono la zona ristorante. Salendo al piano superiore, dove una volta si trovava il privèè, molto più ridotto e ad appannaggio della clientela più ‘in’, la desolazione non cambia: tavoli e sedie ribaltati, guaine ovunque, appliques penzolanti dai muri e persino i termosifoni smontati.

Non si salvano nemmeno gli uffici, la zona off-limits del locale, dove passavano gli introiti delle serate, le scrivanie della direzione dove venivano firmati i contratti dei dj.. stranamente solo una macchinetta contasoldi è sfuggita alla vandalizzazione!

Continuando il tour nel dietro le quinte trovo solo stanze poco arredate, quasi tutte convertite ad uffici, regolarmente devastate.

Le cucine non riservano particolari soprese, se non il trovare ancora molti bicchieri e cestelli intatti. Sui tavoli ci sono ancora i vassoi ‘da sparecchio’ colmi di bicchieri usati, che mi rimandano l’immagine di quando, per l’ultima volta il cameriere ha appoggiato quel vassoio in cucina, scivolando tra centinaia di persone, e luci psichedeliche e più nessuno l’ha svuotato, rimanendo li, al buio. Nella seconda cucina troviamo ‘la cella’ che custodiva le bottiglie più pregiate, divise in frigoriferi, con il lucchetto divelto. Posso solo immaginarmi cosa devono aver pensato i primi ladri entrando e vedendo tutto quell’oro in bottiglia sotto chiave.. Meglio non pensarci. Meglio non sapere le quantità di oggetti rubati.

Mi sembra di vedere solo sciacalli che si accaniscono sulla carogna.. banchettando con le vivande rimaste, lasciando i rifiuti tutt’attorno…

Con la tristezza nel cuore, sapendo quello che sarà il futuro per per questo tempio, mi accingo a scattare le ultime immagini di quel poco che rimane, salutando per l’ultima volta questo Paradiso Perduto.